La riflessione e la rifrazione della luce si possono spiegare utilmente supponendo che la luce si propaghi sotto forma di raggi rettilinei (ottica geometrica). Quando un raggio di luce che viaggia in un mezzo materiale trasparente – come, per esempio, l’aria – incontra una superficie di separazione con un altro mezzo trasparente – per esempio, l’acqua – si divide normalmente in due raggi: uno viene riflesso dalla superficie e l’altro entra nel secondo mezzo variando la sua direzione di propagazione, cioè viene rifratto.
Quando la superficie incontrata è perfettamente riflettente, non si ha rifrazione e la luce viene completamente riflessa, seguendo le leggi della riflessione caratteristiche delle onde: l’angolo di incidenza, i, è uguale all’angolo di riflessione, r, e i due angoli giacciono sullo stesso piano, perpendicolare alla superficie riflettente.
La rifrazione è la deviazione che un raggio luminoso subisce nel passare da un mezzo trasparente a un altro, per la differenza della velocità di propagazione nei due mezzi. Se il primo è meno denso del secondo (per esempio l’aria rispetto all’acqua), il raggio di luce devia avvicinandosi alla perpendicolare alla superficie di separazione, mentre se il primo mezzo è più denso del secondo (l’acqua rispetto all’aria) il raggio devia allontanandosi dalla perpendicolare. Per questo motivo un bastoncino immerso nell’acqua sembra spezzato.
Si definisce indice di rifrazione assoluto di una sostanza il rapporto, n, fra la velocità della luce nel vuoto e la velocità della luce in quella sostanza.
La legge della rifrazione stabilisce che l’angolo di incidenza e l’angolo di rifrazione giacciono sullo stesso piano e sono legati tra loro dalla relazione:
n1 sen i = n2 sen r
dove n1 e n2 sono gli indici di rifrazione assoluti dei due mezzi.